Birgitta Jónsdóttir e La Democrazia nell’era digitale

Ultimo aggiornamento: 20-06-2016

Questa è la traduzione di un testo del Gennaio del 2015 di Birgitta Jónsdóttir, leader del Partita Pirato Islandese, che molti pensano possa diventare la prossima Primo Ministro Islandese. Ho fatto la traduzione affinchè anche chi non conosce l’inglese può informarsi e capire le idee e la storia che l’hanno mossa.
Il testo tratta delle sue visioni sulla Democrazia diretta nell’era digitale, sulla persona digitale e la sua privacy, e su ciò che ha già fatto Birgitta in Islanda.

Il testo originale è questo su New Internationaliste Megazine. Nella traduzione, corretta da Antelox che ringrazio, potete notare delle parole in corsivo e tra parentesi, quelli sono i termini usati nell’articolo originale, li ho lasciati per far capire meglio il senso. Inoltre, sempre tra parentesi, dove vi è ndt (nota del traduttore) ci sono le mie note.

Democrazia nell’era digitale

I nostri attuali modelli di democrazia sono fatiscenti e datati. Abbiamo bisogno di qualcosa di più reale e significativo. Birgitta Jónsdóttir spiega come questo può essere fatto.

Noi viviamo in tempi straordinari e mutevoli. Abbiamo la libreria di Alessandria sulle nostre punta delle dita; tutta la conoscenza del mondo si sta digitalizzando e sarà accessibile a tutti tramite l’Internet Archive, una libreria digitale libera, non-profit, che offre un accesso universale ai libri, alla musica, alla conoscenza, alle notizie e alle pagine web.

Niente di queste ci aiuterà, comunque, se noi non conosciamo come applicare saggezza a questa vasta conoscenza.

I problemi che vediamo sembrano monumentali, impossibili da risolvere. Io appartengo alla generazione che ha vissuto sotto l’ombra della possibile guerra nucleare e quindi alla fine di questo pianeta. Il rischio è ancora qui ma altri minacciano oggi il pianeta in un modo più tangibile – come il riscaldamento globale e la distruzione dell’ambiente.

Intanto, i nostri modelli democratici sono vuoti e si sgretolano a una velocità allarmante quanto più noi ci muoviamo verso una nuova era di complessità, tecnologia e interconnettività.

C’è una profonda e crescente distruzione delle così chiamate istituzioni democratiche e dei politici che eleggiamo per rappresentarci.

Le proteste stanno crescendo – così come nei totalitarismi e nei fascismi. Si sta paventando una pericolosa strada al populismo, e noi dobbiamo imparare dalla storia a evitare lo scuro barbarismo dei nazionalismi e della guerra.

La democrazia sta abdicando all’oppressione. La polizia si sta militarizzando contro le persone, mentre l’elitè del 1%, che è in guerra con tutti noi, fa l’uso di sistemi incredibilmente complessi, che han creato, per mantenere il loro potere.

I nostri stati sono costruiti su sistemi che sono datati, creati in tempi più semplici e per società più piccole. Oggi, questi sistemi non servono più le persone ma sono semplicemente auto-serventi e auto-preservanti.

Il Welfare è stato svuotato ed è sull’orlo del collasso, spesso sta per esser privatizzato. Noi stiamo per finire il pianeta e i nostri sistemi non sono capaci di far nulla.

Leggi ‘anti-terrorismo’ draconiane e la segretezza sono diventate la norma. Le democrazie ‘sviluppate’ sono uno strano mix tra “Il nuovo mondo” di Aldous Huxley e “1984” di George Orwell.

Noi siamo manipolati ogni giorno, ci fanno credere di essere senza potere, che il sistema non ha bisogno di cambiamenti; ma questa è una bugia.

Non siamo mai stati connessi come lo siamo oggi, nel modo in cui condividiamo in tempo reale storie di successo o di fallimenti. Quindi, la nostra curva di apprendimento aumenta più che mai. Noi condividiamo, scarichiamo, mescoliamo e co-creiamo ogni giorno senza conoscere la potenza che giace nell’abbondanza d’informazioni che stiamo processando o salvando.

Nudi nel sistema

Alcune delle innovazioni più eccezionali e creative dell’umanità stanno emergendo in condizioni di estremo stress. Come umani abbiamo raggiunto uno stadio in cui dobbiamo evolvere ad un prossimo livello, o falliremo nel consegnare un mondo sostenibile alle prossime generazioni.

Ma noi siamo nudi in questo sistema di interconnettività, e vulnerabili perché le grandi corporations e gli stati possono scaricare (download) una singola persona come una “commodity” senza considerare le leggi globali e locali.

In una recente aggiunta ai capitoli dei diritti umani dell’ONU la nostra persona digitale, in teoria, gode dei stessi diritti alla privacy della persona reale (offline). Ma ciò non ha effetti in pratica.

E’ quindi della massima importanza che noi incoraggiamo le persone a partecipare a democrazie digitali, che incoraggiamo gli stati a aprire i loro dati, e che noi proteggiamo i nostri diritti costituzionali alla privacy sempre più violati.

Io ho viaggiato per il modo, incontrato persone di qualsiasi tipo, fisicamente e tramite le meraviglie del cyber-spazio. Ho visto i notevoli progressi dell’era digitale, ma sono anche testimone della sua distopia.

Io conosco e so di vista quante persone sono state imprigionate, stanno scontando tempo o sono diventate apolidi per aver detto la cruda realtà, per permettere la condivisione, per aver spifferato di quei comportamenti criminali di quelli che supponiamo proteggerci. Persone come Chelsea Manning, Jeremy Hammond, Barrett Brown, Peter Sunde, Gottfrid Svartholm, Fredrik Neij, John Kiriakou e Edward Snowden. Anche Jesselyn Radack, Samy Kamkar e Thomas Drake hanno pagato un alto prezzo per i loro principi. Mentre Aaron Swartz ha pagato il prezzo più alto, togliendosi la vita nel Gennaio del 2013 alla vigilia della sua sentenza.

Ma ci sono anche strumenti che permettono di liberarci se li applichiamo con la nostra saggezza collettiva.

Ora inizio a raccontarti una piccola storia sulla mia casa, l’Islanda, un paese che molti hanno visto come un laboratorio per una nuova e più reale democrazia; un faro di speranza per una profonda trasformazione.

Laboratorio Democratico

L’Islanda è un’isola nel mezzo del Nord Atlantico, con 320.000 persone. Dice di avere la più antica democrazia parlamentare al mondo, ma questa è solo un mito carino. L’isola è stata colonia della Danimarca e della Norvegia per secoli ed è diventata una repubblica democratica nel 1944.

Abbiamo sofferto di nepotismo e di corruzione. Pensate all’Islanda come a una grande Sicilia. Padrini stile quelli mafiosi conosciuti come ‘Octopus’ hanno preso tutto quello che doveva appartenere alla nazione e se lo sono diviso tra le loro famiglie e i loro amici durante la transizione per l’indipendenza, come è successo nei paesi africani che hanno dichiarato l’indipendenza una decade dopo l’Islanda.

Questo può spiegare perché, quando le banche sono state privatizzate nel 2005, leggi rigide e promesse di professionalità sono accantonate, e le banche sono andate nelle mani di chi soddisfaceva le famiglie ‘mafiose’.

Un report di 2.330 pagine dalla Commissione Speciale Investigativa, designata dal parlamento per investigare le cause del collasso finanziario, ha rivelato, oltre ad altre cose scioccanti, che nell’Aprile del 2010 i compratori delle banche non le hanno mai pagate. Loro si son prestate gli anticipi le une con le altre. Il tesoro nazionale non ha mai avuto il compenso totale (fonte – ndt).

In più, i banchieri islandesi hanno trovato come abusare delle leggi bancarie dell’Area Economica Europea per espandersi nel mercato dell’UE e creare banche sorelle in Europa3. Il risultato? Le banche con base in Islanda crescevano come funghi durante un’umida estate. La ‘meravigliosa’ finanza islandese si è gonfiata di ben 6 volte il PIL del paese nel giro di pochi anni. (ndt – Vedendo il film di Michael Moore “Where to invade next?” ho scoperto, scusate l’ignoranza, che c’è una banca con a capo solo donne, la Audur Capital, che non è collassata durante la crisi: The Guardian  )

Questi cowboy della finanza hanno dichiarato che potevano essere i leader della finanza mondiale, una nuova Mecca bancaria. I supporter, incluso il Presidente dell’Islanda Ólafur Ragnar Grímsson, hanno venduto quest’illusione sia in casa che all’estero. Io, per prima, non ho mai creduto in questa favola, ma buona parta della nazione ha partecipato alla festa, gioiendo del facile accesso ai prestiti mentre l’impennata del valore delle proprietà ha nutrito quest’illusione.

Le bolle – e le tentazioni – erano molte. I mangia-oro (si, loro spruzzavano polvere d’oro sul loro cibo) e jet privati erano idolarizzati su un media di proprietà, guarda caso, dei proprietari delle banche.

La crisi finanziaria del 2008 ha forzato a realizzare alle persone che tutto quello nel quale han messo fiducia è fallito. Come molti hanno confrontato col fatto che niente era come sembrava, think-thank e gruppi della società civile hanno iniziato a emergere quando le discussioni delle persone riguardavano che futuro si voleva costruire. Come si poteva creare un Islanda 2.0, una Nuova Islanda libera dagli elementi che hanno portato al quarto collasso finanziario della storia.

La situazione ha chiamato per un profondo esame di coscienza, simile a quello delle persone che si trovano in momenti di crisi personale. Quando una persona deve affrontare una crisi – come la morte di un familiare o una malattia seria – la capacità di effettuare un profondo cambiamento di rotta è di certo più grande di quando si è in tempi più stabili. La stessa cosa si applica alla società.

Quando una profonda crisi realizza pian piano i cambiamenti reali che si possono fare. Un buon modo di scoprire la vera natura della società, è di aprire una discussione su cosa questa vuole sembrare riflettere nella sua costituzione o ‘accordo sociale’.

Dopo la crisi, tra il 2009 e il 2013, gli islandesi hanno avuto modo di fare qualcosa che il parlamento non ha mai fatto durante i primi 70 anni d’indipendenza. Attraverso processi di crowsourcing hanno scritto una nuova costituzione delle e per le persone islandesi, basato sui nostri valori sociali di oggi. In un referendum non vincolante la nuova costituzione ha vinto con un 67% di consensi (un articolo del TG1ndt).

Nello stato finale del processo le persone hanno dato la loro fiducia al parlamento. Ma il parlamento ha ignorato i desideri delle persone, non rettificando la nuova costituzione, e la nuova coalizione di centro-destra venuta nell’Aprile del 2013 ha reso ciò sempre meno probabile.

Abbiamo avuto molto successo altrove. Eva Joly avvocato e informatore consiglia su come far giustizia per quelli che hanno responsabilità per la crisi. Il Landsdomur, una commissione speciale stabilita nel 1905 per chiamare i parlamentari e dar conto delle loro azioni, è stata tenuta per la prima volta e nel 2012 l’ex primo ministro Geir Haarde è stato dichiarato responsabile della fallimentare gestione dell’emergenza della crisi. (un articolo al riguardo – ndt)

Noi abbiamo anche visto cambiamenti drammatici durante le elezioni locali. Reykjavic ha eletto un comico molto amato Jòb Gnarr (del nuovo Best Party) come sindaco nel 2010. Il partito ha usato una piattaforma per la democrazia diretta chiamata Better Reykjavik, dove le persone potevano mettere le loro idee. I suggerimenti più popolari sono stati esaminati dal consiglio comunale ogni mese.

Nell’Aprile 2013 le elezioni nazionali hanno visto due nuovi partiti entrare nel parlamento, Bright Future e The Pirate Party (Il partito pirata), che ho aiutato a co-creare. Io sono una parlamentare del Partito Pirata.

Ma le elezioni hanno anche portato al potere il peggior governo che io ricordi. Le elezioni hanno dato alle persone che rappresentano l’Octopus – la vecchia corrotta Islanda– un mandato per fare qualsiasi cosa sia buono per l’1%. Grazie alla loro vittoria alle elezioni, ottenuta tramite una manipolazione delle paure delle persone e appellandosi a uno stretto auto-interesse, i leader nati con la camicia (silver-spoon) stanno rapidamente dissolvendo quello che gli islandesi sono riusciti a realizzare sulla scia della crisi.

Ma oggi le persone sono più disposte a accettare che sono state truffate e le proteste sono iniziate. Questa volta potremmo avere una vera (r)evolution; non solo una rivolta.

Molti thinktank sono stati rivitalizzati e i vecchi metodi progressivi sono stato usati per impegnare l’opinione pubblica nelle proteste. La cosa più importante è come rendere consapevoli le persone che se loro vogliono vivere in una vera democrazia, hanno bisogno di essere parte di essa, di impiegarsi con essa. Quello che da vita a una democrazia è il lavoro.

E’ importante che le persone inizino una discussione con i loro amici e loro famiglie su che tipo di futuro vogliono. Se noi – islandesi o abitanti della Terra – non abbiamo una chiara visione di cosa vogliamo ottenere, non andremo da nessuna parte. Le èlite burattinaie hanno un chiaro piano d’azione di cosa vogliono, che li porta a essere molti passi avanti al 99%. Io penso che il testo di “Image” di John Lennon sia il nostro piano d’azione.

Un Paradiso sicuro

Una delle maggiori motivazioni per cui ho co-creato l’Iceland Moderm Media Initiative (IMMI) nel 2010 è stata quella di costruire un nuovo standard per le leggi del 21esimo secolo, non solo per l’Islanda ma per ogni nazione o organizzazione non-governativa che vuole riusarla o adattarla. IMMI è stata immaginata e abbozzata dalle migliori menti al mondo, che hanno creato alternative alla norma corrente. Tra questi vi sono la Eletronic Frontier Foundation, John Perry Barlow (il padrino del IMMI), Wikileaks, Julian Assange e Daniel Domsheit-Berg, Liquid Feedback, Smari McCarthy, Cryptophone, Chaos Computer Club e Ropo Gonggrep.

Nel suo libro, The Shock Doctrine, Naomi Klein ha illustrato come le crisi nelle società sono state rapidamente utilizzate e guidate per far accettare leggi che infrangevano le libertà civili e che davano maggior potere centralizzato allo stato, proteggendo l’interesse personale a discapito di quello pubblico. La nostra iniziativa mediatica è stata sviluppata tenendo conto di questo e usa la crisi come un’opportunità per portare cambiamenti fondamentali e a lungo termine per la cosa pubblica.

L’IMMI è stato unanimamente adottato come risoluzione del parlamento nel Giugno del 2010. Questo ha portato il governo a creare un ambiente progressivo sia per la registrazione che per l’attività di media internazionali e compagnie editoriali, start-up, organizzazioni dei diritti umani e data center.

Questi cambiamenti possono rafforzare le fondamenta democratiche, promuovere le riforme necessarie e aumentare la trasparenza. Questa nuova politica ha già aumentato la reputazione della nazione all’estero e ha creato molte opportunità economiche e di lavoro, sebbene molti dei cambiamenti necessari alla legge non sono stati ancora applicati, e ciò è dovuto alla lentezza dei processi dei ministeri.

In modo da riflettere il significato globale del nostro obbiettivo, IMMI è diventato International Modern Media Institute nel 2011. Noi abbiamo le condizioni ideali per creare una media policy olistica, dentro un ambiente legale che assicura la protezioni della libertà di espressione, il lavoro di giornalismo investigativo e di quelli, come le tappe (whistleblowers), che pubblicano materiale di peso e significato politico; e per aumentare la consapevolezza dell’importanza del proteggere la privacy digitale.

La società dell’informazione ha poco da offrire se i modi di comunicare informazioni rilevanti al pubblico sono costantemente sotto attacco. Sebbene alcuni paesi hanno implementato leggi progressive in questo campo, nessun paese ha unificato tutte queste leggi per creare un paradiso sicuro. L’Islanda ha l’opportunità unica di prendere la guida e portare tutti ad un struttura (framework) legale solida. Noi abbiamo selezionato le migliori leggi da tutti il mondo in modo da creare un Paradiso sicuro per i Bit in Islanda.

E’ diventato ovvio che le leggi relative alla protezione dei dati e l’accesso alla rete sono globali in natura. Loro han bisogno di sostenere i diritti umani nell’era digitale, non solo localmente ma globalmente.

I dati nel cloud si muovono in maniera imprevedibile sulle unificate frontiere spiate dei “Cinque Occhi” – l’alleanza degli operatori di intelligenze di cui fanno parte Australia, Canada, Nuova Zelanda, Gran Bretagna e USA. Correntemente non c’è uno scudo forte abbastanza per proteggere la nostra persona digitale da quel profondo e ingiustificante inquisitorio che è la sorveglianza di massa.

Hacking legale

Prima di entrare in parlamento, io avevo due obiettivi. Il primo: far coinvolgere le persone nel riformare la legge Islandese, tramite i referendum nazionali; attraverso la co-creazione di una nuova costituzione; e attraverso la creazione di fondamenta più forti per un nuovo sistema.

Il secondo: trasformare l’Islanda nel paradiso delle libertà di informazione, d’espressione e di trasparenza, con un forte focus sulla privacy come le fondamenta della democrazia.

Una volta eletta, sono entrata nel sistema, nel cuore dell’assemblea legislativa, come un hacker, analizzando i suoi punti forti e le sue debolezze.

La mia conclusione è che lo stato di diritto (rule of law) è un’illusione: le regole che votiamo non si applicano a tutti, e perciò non c’è nessuno stato di diritto. Le leggi dovrebbero essere considerate universali e applicate a tutti, non solo al 99%.

Ora vedo molta della nostra democrazia come una dittatura con 100 teste parlanti sul corpo di una mostro corporativo.

Guardando a differenti modelli per come umanizzare e modernizzare come funzionano le nostre società, sono arrivata alla conclusione che non c’è un modello che vada bene a tutti.

Abbiamo bisogno di sperimentare e studiare cosa funziona per ogni tipo di società, a seconda del contesto culturale di ognuno.

Alcuni esperimenti eccezionali sono ora implementati con successo ma poco conosciuti al mondo.

I primi semi della consapevolezza sono stati diffusi da Vuckminster Fuller nel suo libro “No more Secondhand God”, dove lui già parla di democrazia diretta e voto telefonico nei primi anni del 1940. Almeno, noi siamo ad uno stadio dove la tecnologia per l’accesso diretto al potere è semplice abbastanza affinchè i cittadini possano iniziare ad usarla in maniera semplice tale da formare un’opinione e per forzare cambiamenti politici in modo genuino, dal basso verso l’alto.

Nuovi tipi di piattaforme per l’impegno dei cittadini sono state create e usate per formare politiche e per partecipare ad una democrazia moderna, piattaforme come Pirate Party Liquid Feedback, Your Priorities, DemocracyOS e WeGov. C’è una resistenza da quelli che controllano il corrente  sistema ma io credo che questo sia futile perché le persone hanno creato una forma ombra di governance, o meglio di auto-governance. Questo si è verificato nella periferia, ma si sta muovendo verso il centro ad una velocità stabile.

Abbiamo bisogno di più studi per vedere i pro e i contro dei sistemi attivi di voto e dei modelli di democrazia liquida, con i delegati più tosto che i rappresentanti, per esempio.

Dobbiamo fare quello che Russel Brand raccomanda, dobbiamo usare i nostri voti. Anche se non vogliamo far parte dei correnti sistemi corrotti, noi dovremmo usare questa come  una scusa per l’apatia. Noi dovremmo vedere questo come un incoraggiamento nel creare la nostra alternativa, il nostro nuovo sistema co-creato; per essere creato su questi principi e per connettere.
Connettività è la chiave del cambiamento rapido, ma l’informazione in se stessa è insensata se non conosciamo come decodificarla in  saggezza.

 

Per chi è interessato a questi argomenti consiglio anche di leggere gli scritti e le interviste di Julian Assange, Snowden e non ultimo il sociologo Evgenij Morozov

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