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Ultimo aggiornamento: 11-10-2017

Ultimamente nel blog posto articoli, presi qua e là, che parlano di tecnologia e che reputo interessanti e fonte di discussione. Questa volta riporto un’editoriale di qualche settimana fa, in cui Giovanni De Mauro parlava di come la tecnologia e soprattutto i social network stiano modificando i nostri comportamenti e quindi la nostra società.
Nel parlare di quest’argomento, lui cita un ritaglio di giornale che è di un’ironia pungente e che sta girando per il web. Il pezzo è un ottimo riassunto (stile una parabola, và..) del nostro comportamento su facebook e come saremmo considerati se facessimo lo stesso nella realtà: cioè dei rompiscatole psicopatici

dario_campagna_psicopatici

Su facebook questo comportamento è diventato la norma, chi sa quando e se lo sarà mai nella realtàfb_realityNe riporto la traduzione:

Sto cercando di farmi degli amici al di fuori di Facebook applicando gli stessi princìpi.
Così ogni giorno scendo in strada e racconto ai passanti cosa ho mangiato, come mi sento in quel momento, cos’ho fatto la notte prima, cosa farò dopo e con chi.
Gli do le foto della mia famiglia, del mio cane, di me mentre faccio giardinaggio, sistemo il garage, annaffio il prato, sto di fronte ai monumenti, guido in città, mangio e faccio cose che tutti fanno ogni giorno.
Ascolto anche le loro conversazioni, gli do la mia approvazione e dico che mi piacciono. Proprio come su Facebook.
E funziona! Ho già quattro persone che mi seguono: due poliziotti, un investigatore privato e uno psichiatra

Ovviamento il tempo passa e molte cose nuove vengono capite. Il filosofo Luciano Floridi nel suo ultimo libro “La quarta rivoluzione” scrive :

I confini tra la vita online e quella offline tendono a sparire e siamo ormai connessi gli uni con gli altri senza soluzione di continuità, diventando progressivamente parte integrante di un’“infosfera” globale. Questo passaggio epocale rappresenta niente meno che una quarta rivoluzione, dopo quelle di Copernico, Darwin e Freud.

Ultimo aggiornamento: 31-01-2017

In un articolo di Simon Kuper per il Financial Times si parla della complessità sociale e economica del quartiere Etats-Unis di Lione (e da Lione l’estende a tutta l’Europa), generata dalla presenza di diverse etnie di immigrati e dagli operai impoveriti dalla chiusura delle fabbriche, andate via.
Nell’articolo si legge anche dalla differenza generazionale tra giovani e vecchi, differenza aumentata non solo dall’età ma anche dalla tecnologia, e cita quest’esempio:

Lombard (una burattinaia sessantene) mi racconta un aneddoto sul fornaio francese del piano di sotto. E’ un tipo all’antica che si alza alle tre di notte per fare il vero pane francese, e il profumo dei suoi meravigliosi croissant si diffonde in tutto il palazzo. Una notte un giovane immigrato ha bussato alla porta della panetteria e gli ha chiesto: “Mi fai un panino?”. Il fornaio ha risposto: “Il mio pane non è ancora lievitato”. Il ragazzo è rimasto sbigottito: “Ma non sei un fornaio?” ha detto. La sua reazione ha sopreso Lombard, ma Tsimba (un giovane immagrato Angolano) l’ha capita benissimo: “Se fosse stata un’applicazione, il pane sarebbe stato pronto in un secondo“.

Ovviamente una persona di una certà età non avrebbe dato quella risposta, sa che per fare una pagnotta di pane ci vogliono ore.

Io, qui, vorrei generalizzare questo discorso: per tutti fare qualsiasi azione, da fare il pane a un disegno, è un’operazione semplice e immediata, vista dall’esterno ovviamente.
Non so se pensano questo per pigrizia intelletuale

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Makkox e Zerocalcare

o perchè si tende a semplificare tutto quello che fanno gli altri

Makkox su Zerocalcare
Makkox su Zerocalcare

o perchè pensano che il mondo sia davvero una App…