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Lucilla in piscina

Questo racconto è stato scritto per partecipare al concorso della Fondazione Made in Cloister di Napoli.

“Luglio… che caldo e chi sa come sarà Agosto!”.
Lucilla se lo ripeté tra sé e sé. La scuola era finita già da un po’ e alla sua età dovrebbe essere facile inventarsi qualcosa per trascorrere la giornata, nonostante la cecità: con quel caldo la piscina o il mare sembravano le sole cose a cui la mente potesse pensare.

“Mamma oggi andiamo in piscina? Mi appoggio alla palla così rimango a mollo, senza che poi mi controlli!”.

Una delle nuotatrici di Carole A. Feuerman


Anna, la mamma, era felice di accontentarla e appena arrivate, l’accompagnò subito a braccetto a bordo piscina per poi stendersi sul lettino. Iniziò a leggere un bel libro e a controllarla a distanza.

All’improvviso Anna riaprì gli occhi, era stordita dal sonno e dal sole.
Cercò subito sua figlia a bordo piscina ma non la riusciva a vedere. Il volto le diventò pallido.
Era nel panico. Pensò subito di fare un annuncio.
Stava correndo verso la direzione quando sentì la voce di Lucilla. La vide con un suo amichetto: avevano ben pensato di prendere un bel gelato.

Adulti e vaccinati

Ultimo aggiornamento: 04-08-2023

Campania 2021, in un comune con poche migliaia di anime come c’è ne sono tanti fuori dall’agglomerato metropolitano Napoletano, è da qualche giorno primavera nella zona rossa.

Sottofondo suggerito

In uno di questi piccoli paesini vive Carmelina, che abita nel centro storico dove le case sono le une vicine alle altre, dove il parcheggio per le auto non c’è e dove ci si può muovere solo in bici o a piedi.
Carmelina è una signora che ha da poco superato gli 80 anni, è arzilla e vive da sola da qualche anno, da quando le è morto il marito.

Certo c’è il covid, ma per fortunata hanno vaccinato gli over 70 e Carmelina sta ritornando a incontrarsi con qualche amica in casa, anche se c’è la zona rossa. In due o massimo in tre, tutte amiche e amici, che bevono un caffè e che chiacchierano dei tempi che furono, di quelli ci sono e di quelli che saranno.
Anche prima della vaccinazione c’erano queste chiacchierate, ma tutte a distanza, chi in casa affacciata alla finestra e chi fuori mentre andava a fare la spesa o mentre stava camminando per prendere un poco d’aria. Che l’udito è già quello che è, se poi ci aggiungiamo anche le mascherine, l’urlo diventa la norma.

Sempre in questo paesino vive Karina, una donna di origine ucraine che da quando è in Italia lavora come badante, accudendo i più anziani o dando una mano nelle pulizie alle signore più che adulte . In questo periodo sta lavorando proprio da Carmelina.
Karina di giorno da una mano alla signora, le pulisce la casa, le va a fare la spesa e quando c’è un amica di Carmelina, o qualcuno dei figli, non le dispiace trattenersi per un caffè e perché no qualcosa di dolce.
A Karina le è stata data solo una regola, quando si fanno le 19 deve preparare la cena. Carmelina si fa preparare la cena presto, perché ha una certa età e non può più mangiare tardi. E quindi Karina, ogni giorno, alle 19 prepara la cena e poi va via per ritornare la mattina successiva.

Tornando una sera dalla casa di Carmelina, dopo una doccia e dopo aver preparato da mangiare Karina si accorge di non trovare più il cellulare. Il cellulare lo usa per vedere i social, per scambiare i messaggi e, soprattutto, per rimanere in contatto con la sua famiglia in Ucraina.
Inizia a cercarlo nella borsa, nel bagno, per tutta casa ma non lo trova.. l’avrà lasciato sicuro da Carmelina, pensa.. lo deve andare a riprendere la mattina seguente che ormai si è fatta una certa ora.
Quella notte Karina si sveglia di continuo, è in pensiero per il suo cellulare. Si sveglia una prima volta, vede l’orologio e sono le 2 di notte. Poi si risveglia ancora e vede che sono le 5 e poi di nuovo le 5.10 e poi le 5.30.
Non riesce più ad addormentarsi, non sa che fare. Si gira e si rigira nel letto, è scocciata dal pensiero del cellulare e decide di farsi una camminata per distrarsi un po’. Fuori è ancora buio, ma fa nulla, il sonno ormai è andato, è troppo presto per fare qualsiasi cosa e a casa si scoccia di stare.

Presa la decisione, Karina esce di casa e inizia a farsi un giro. Si incammina per le strade del paese passando anche davanti casa di Carmelina, che ha la luce accesa. “Carmelina dice sempre che si sveglia alle 4 di notte, mi dice sempre che è colpa dell’età” pensa.
Continuando con il suo giro si ritrova nella strada principale del paese, la strada dove ci sono la maggior parte dei negozi del paese e dove di giorno c’è un bel via vai di auto. Proprio lì, a un certo punto vede la serranda del vecchio alimentare del sig. Gaetano leggermente alzata.
La serranda è abbassata da almeno 5 anni, da quando Gaetano è andato in pensione all’età di 68 anni e da allora non si era alzata più.
Karina si ricorda ancora il negozio, una grande stanza che apre sul giardino interno alla casa, dove abitavano il sig. Gaetano e la moglie.

Sottofondo suggerito

Karina avvicinandosi inizia a sentire una musichetta leggera, quasi impercettibile. Si gira intorno per capire da dove potesse venire e poi si accorge che la musica viene proprio da dietro la serranda. In più ci sono anche altri rumori, delle voci, ma non riesce a sentirli bene.
Incuriosita, mentre si stava abbassando per sbirciare, cade tra la serranda e il muro facendo un po’ di rumore.
Karina, d’instinto e impaurita, sentendo delle voci che iniziano a diventare sempre più vicine, si allontana correndo e si infila nella prima traversa che trova.
Mentre è nascosta lì, sente la serranda alzarsi, un paio di voci bisbigliare e poi la serranda ri-abbassarsi. Si riaffaccia e vede che ora la serranda è del tutto abbassata.

Decide di aspettare, qualcuno sempre uscirà e poi sono da poche passate le 6 di mattina e non ha nulla di meglio da fare.
E infatti, passano neanche 10 minuti e sente la serranda alzarsi. Si affaccia da dietro l’angolo e vede delle persone uscire: sono la signora Rosanna e la signora Giuseppina, delle amiche della signora Carmelina, che dopo un po’ esce anche lei da lì dentro!
Karina a questo punto è piena di curiosità per quello che stanno facendo lì così presto, non è certo periodo per le bottiglie di pomodori, pensa. Lo deve assolutamente domandare a Carmelina appena la vedrà, tra poche ore.

Fatte le 10, come tutte le mattine, Karina va da Carmelina per fare le pulizie.
Dopo un po’ iniziano a farsi una chiacchierata sul più e sul meno e a un certo punto scatta la fatidica domanda “Tutto bene stamattina? A che ora vi siete svegliata?” e la signora Carmelina risponde rimanendo sul vago: “Niente di che, le solite cose… colazione, un po’ di tv…ho solo le gambe un po’ doloranti”
A Karina le esce un sorrisino, poco più che un ghigno; la signora non le vuole raccontare nulla! Decide così, che la mattina successiva uscirà di nuovo per cercare di scoprire quello che fanno nell’ex negozio del sig. Gaetano.

Karina fatte le 6 prende la sua vecchia 600 e si apposta in una traversa vicina al negozio, si sente come se fosse in una missione alla Coliandro, quello che ogni tanto ha visto in TV.
Inizialmente vede passare solo qualche auto, sono le persone che la mattina iniziano a lavorare presto, ma a un certo punto vede il portone della casa del sig. Gaetano aprirsi e una macchina uscire.
Mentre l’auto esce, lei mette in moto a fari spenti la sua 600 e si avvia. E’ fortunata, riesce a passare davanti al portone prima che venga richiuso e non riesce a credere ai suoi occhi!


Inizia a ridere, qualche risatina ma poi non si trattiene più e inizia a ridire a squarcia gola, è da quando stava in Ucraina che non si sentiva così spensierata.

Che fareste voi vedendo una decina di over 70 organizzare una festa clandestina in piena notte?

Napoli, oggi

Ultimo aggiornamento: 04-08-2023

Mattinata di inizio Maggio che sembra un giorno di Marzo, brutto e freddo.
Il treno della Circumvesuviana porta dalla periferia a Napoli universitari, studenti che hanno fatto filone, lavoratori e semplici perditempo.
Fermata del Centro Direzionale, scende un bel po’ di gente. Tutti che si dirigono verso la Central Park fatta di cemento nel cuore di Napoli, solo che al posto di km quadrati di prato ci sono km cubici di cemento e al posto degli alberi ci sono palazzoni che graffiano il cielo.
Mentre la gente scende dal treno e inizia a salire le scale per dirigersi verso l’uscita della stazione, si sente squillare un cellulare tra le canzoni neomelodiche suonate dai cellulari.
Un ragazzo risponde  con l’accento che si sentire:
Pronto?…si sono io…. Mi scusi ma sto andando a seguire…un colloquio per Milano….si, sono disponibile però mi mancano alcuni mesi per la laurea…sicuro?Allora non c’è problema, aspetto una sua email. Buona giornata
Lì vicino c’è una ragazza che per una mano tiene il suo ragazzo e con l’altra tiene il cellulare vicino a un orecchio, proprio come si usava con gli stereo nella New York anni 80.
La ragazza ha sentito la breve discussione e incredula si gira sbigottita verso l’universitario. Sta lì tutta scema in mezzo ai suoi amici e a un certo punto non c’è la fa più, morendo dalla curiosità chiede al tizio che fa, perché l’hanno chiamato per un colloquio con tutta a gent che sta miez a via.
L’universitario vedendo la giovane età della ragazza e essendo rimasto spiazzato dalla situazione chiede gentilmente:
Ma non dovreste sta a scol?
Bhè sai come è.. l’anno è quasi finito…
Vabbè… io faccio l’università, sto finendo di studiare informatica.
La ragazza inizia a parlottare col proprio ragazzo. Discutono a bassa voce per un po’ e a un certo punto il tutto finisce con: “Tanto l’anno prossimo vado a fa o’surdat”.
Nella situazione s’intromette anche un altro ragazzo del gruppo, che si rivolge verso l’universitario e gli chiede, con la disillusione di un uomo che ha vissuto le peggiori esperienze :
Ma quindi si fatica con ‘e computer?
Si
Ma si deve studia…che pall
E che vuò fa…
E quanto si piglia?
Bhe anche 1.200/1.300, dipende…
Ua… 1.200? E non è meglio a spaccià? Si fatica più poco…
(secondi di silenzio)
… E che ci vuoi fa?
E con una mezza risata il ragazzo risponde: “E facim na cosa, tu guadagni con i computer e poi vien a catta a’robba ra me! Così mi fai campà anche a me
L’universitario ha fretta e zitto inizia a andare a passo veloce verso l’università, invece i ragazzi iniziano a parlottare tra di  loro e  a  far suonare canzoni neomelodiche dai propri cellulari.

 

Avessi studiato invece di vendere il fumo
Ora saprei che cazzo farmene di un lavoro sicuro
Morire giovane è facile..
Rkomi x The Night Skinny – Fuck Tomorrow